Il “Sistema di certificazione della parità di genere” è un intervento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) Missione 5 “Inclusione e Coesione”.

Componente 1: “Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione”

La missione è volta ad accompagnare ed incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne. L’introduzione di un Sistema di certificazione della parità di genere mira a promuovere una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro: strumento essenziale per migliorare la coesione sociale e territoriale, nonché di fondamentale importanza per la crescita economica del nostro Paese. Il Sistema di certificazione della parità di genere, finanziato con 10 milioni di euro dal PNRR, ha inoltre l’obiettivo di assicurare una maggiore qualità del lavoro femminile, promuovendo la trasparenza sui processi lavorativi nelle imprese, riducendo il “gender pay gap”, “divario retributivo di genere”, che indica la differenza tra il salario annuale medio percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini, aumentando le opportunità di crescita in azienda e tutelando la maternità. Attualmente:

– Il 60% donne laureate ma 50% con reale occupazione, di cui il 17% a tempo indeterminato;
– Il salario medio annuo madri è – € 5.700 rispetto alle non madri.

I parametri da considerare per certificare le imprese sono quelli contenuti nella Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici Kpi inerenti alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni” e sono suddivisi in sei aree: cultura e strategia; governance, processi HR, opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro. Ad ogni azienda viene assegnato un punteggio in ciascuna delle 6 aree. L’azienda per ottenere la certificazione deve ottenere un punteggio di 60 su 100 e la verifica del rispetto degli indicatori da parte delle imprese avverrà ogni anno. Gli obiettivi della PdR 125: 2022 sono porre fine alla violenza di genere, sfidare stereotipi di genere, colmare divari nel mercato del lavoro, raggiungere partecipazione equa nei diversi settori dell’economia, affrontare divari retributivi e pensionistici, colmare il divario di assistenza di genere ed equilibrio di genere nel processo decisionale. Come si svolge la certificazione:

1. Azienda richiede certificazione (audit preliminare volontario);
2. Audit di certificazione dove si valutano i requisiti documentali e l’applicazione dei requisiti;
3. Viene rilasciato certificato che ha validità triennale;
4. Audit di sorveglianza;
5. Audit di rinnovo alla scadenza del certificato per rinnovare per altri 3 anni.

Un audit è un processo sistematico, indipendente e documentato per ottenere evidenze oggettive. Valuterà se l’azienda soddisfa un certo numero di indicatori KPI– Key Performance Indicator che variano in funzione delle dimensioni aziendali. I KPI vengono applicati in modo differente in base alle dimensioni delle organizzazioni e all’area produttiva di appartenenza. Sono stati identificati 4 cluster:

– Fascia 1 – Micro 1-9 addetti;
– Fascia 2 – Piccola: 10-49 addetti;
– Fascia 3 – Media: 50 – 249 addetti;
– Fascia 4 – Grande: 250 e oltre.

Ogni singolo indicatore è associato ad un punteggio differente il cui raggiungimento o meno viene ponderato sul peso dell’area di appartenenza. La certificazione per la parità di genere ha validità triennale ha ed è soggetta a monitoraggio annuale. Ciò significa che ogni tre anni bisognerà richiedere una nuova valutazione e che, nel corso dell’anno, si potrebbe addirittura revocare per perdita dei requisiti.
La prassi ha individuato sei aree tematiche, ciascuna con un peso differente, la cui somma finale è 100, che raggruppano una serie di indicatori quantitativi e qualitativi. Gli indicatori permettono di verificare l’attitudine delle aziende, in ciascuna delle sei aree, di porre in essere politiche interne volte a tutelare la parità di genere. Le sei aree indicate dalla Prassi sono:

1. Area cultura e strategia (15%): volta alla formalizzazione e implementazione di un piano strategico che possa favorire e sostenere lo sviluppo di un ambiente di lavoro inclusivo;
2. Area governance (15%): volta a misurare il grado di maturità del modello di governance dell’organizzazione volto a definire la presenza del genere di minoranza negli organi di
indirizzo e controllo dell’organizzazione.
3. Area processi HR (10%): volta a misurare il grado di maturità dei principali processi in ambito HR, relativi ai diversi stadi che caratterizzano il ciclo di vita di una risorsa
nell’organizzazione e che si dovrebbero basare su principi di inclusione.
4. Area opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda (20%): volta a misurare il grado di maturità delle organizzazioni in relazione all’accesso neutrale dei generi
ai percorsi di carriera e di crescita interni e la relativa accelerazione;
5. Area equità remunerativa per genere (20%): volta a misurare il grado di maturità delle organizzazioni in relazione al differenziale retributivo in una logica di total reward,
comprendente quindi anche compensi non monetari, quali sistemi di welfare e well-being;
6. Area tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%): volta a misurare il grado di maturità delle organizzazioni in relazione alla presenza di politiche a sostegno della
genitorialità nelle diverse forme e l’adozione di procedure che facilitino la presenza di donne con figli in età prescolare.

Tra i vantaggi, le organizzazioni che otterranno la certificazione potranno usufruire di:

– Uno sgravio contributivo fino a 50mila euro all’anno;
– Un punteggio premiale per la concessione di aiuti di stato e/o finanziamenti pubblici in
genere;
– Punteggio più alto nei bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture;
– Una maggiore attrattività e retention nei confronti dei lavoratori.

Per le imprese italiane la certificazione della parità di genere non è quindi solo un passaggio per accedere ai fondi pubblici. Può rivelarsi utile per attrarre talenti e investimenti e favorire lo sviluppo di tutto il paese.
Consideriamo infatti il Rapporto globale sul divario di genere 2022 pubblicato dal World Economic Forum. L’Italia si colloca al 63esimo posto su 146 paesi nell’indice globale che prende in considerazione il divario di genere sulla base di quattro fattori: economia, istruzione, salute e politica.

Un posizionamento così in basso nella classifica, tra l’altro, non trova riscontro in quanto constatato quotidianamente da imprese, organizzazioni e istituzioni e confermato dal rapporto presentato a gennaio 2022 da AlmaLaurea, con il sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca: le donne hanno performance pre-universitarie e accademiche migliori di quelle dei colleghi uomini.

Il sostegno all’occupazione femminile, con la riduzione del gap di genere, non rappresenta solo una questione di giustizia sociale, ma è a tutti gli effetti un’esigenza legata allo sviluppo economico e all’innovazione del nostro paese. Dunque, la certificazione della parità di genere, per le imprese italiane, non solo rappresenta un passaggio obbligato per accedere ai fondi pubblici, ma può anche costituire uno strumento attraverso il quale posizionarsi sul mercato come un’organizzazione capace di attrarre talenti e finanziatori, in chiave di un percorso di crescita e innovazione.